«Ti prego, fratello, il più umilmente possibile, di fare appello a Putin per il ritiro dell’esercito russo da uno Stato sovrano quale l’Ucraina perché nessuna ragione giustifica mai la decisione di iniziare un’invasione militare di un Paese indipendente, il bombardamento di case, scuole e asili; affinché termini l’insensata lotta contro il popolo ucraino, nella quale stanno morendo persone innocenti, e la sofferenza non riguarda solo i militari, ma anche i civili, donne e bambini».

La lettera dell’Arcivescovo polacco Gadecki e la risposta del Patriarca russo –

Il presidente della Conferenza episcopale polacca il 2 marzo si rivolge a Kirill, Patriarca ortodosso di Mosca e di tutte le Russie. La risposta il 6 marzo con un attacco diretto alla cultura antropologicamente decadente dell’Occidente: getta tutto il suo peso a favore dell’aggressione di Putin all’Ucraina. Essa riguarda «da quale parte di Dio intenda stare l’umanità » e, in particolare, quale atteggiamento prendere sull’«impero della menzogna», cioè l’Occidente, impegnato ad assecondare le richieste del mondo omosessuale. «Le parate gay – dice ora Kirill, con un’argomentazione che non c’entra nulla – hanno lo scopo di dimostrare che il peccato fa parte del comportamento umano» e che ospitarle è «una prova di lealtà» dei governi occidentali. Un atteggiamento invece «rifiutato » dalle autoproclamate Repubbliche indipendentiste nell’Ucraina orientale.

«La guerra è sempre una sconfitta per l’umanità» – Gadecki chiede a Kirill di fare appello ai soldati russi «affinché non partecipino a questa ingiusta guerra, si rifiutino di obbedire agli ordini, i cui esiti sono numerosi crimini di guerra». «Questa guerra – ha detto – in ragione della vicinanza di due popoli e delle loro radici cristiane, è ancora più priva di senso. È lecito distruggere la culla del Cristianesimo sul suolo slavo, il luogo del battesimo della Rus’?».

Il Patriarca russo isolato –

Kirill intanto è sempre più isolato dalla gerarchia ortodossa e dalle prese di posizioni dei patriarchi di Georgia e Romania e del metropolita Onufry dalla Chiesa ortodossa ucraina, che fa capo a Mosca. Ci sono diocesi russoortodosse in Ucraina che, al «Memento dei vivi», hanno smesso di pronunciare il nome di Kirill nella «sinassi, celebrazione eucaristica», un gesto che equivale a un disconoscimento di autorità. «Il Patriarca Kirill – spiega il Patriarcato – osserva che la Chiesa ortodossa russa e la Chiesa cattolica romana svolgono un ruolo importante nel Cristianesimo mondiale e le buone relazioni aprono prospettive di cooperazione in molti settori». Nessuna parola però sulla condanna della guerra.

L’omelia di Kirill nella Cattedrale Cristo Salvatore, 27 febbraio

«Non possiamo permettere alle forze esterne oscure e ostili di ridere di noi, dobbiamo fare di tutto per mantenere la pace tra i nostri popoli e proteggere la nostra Patria da tutte le azioni esterne» che è il ragionamento del dittatore Putin. Aggiunge: «La Chiesa non può partecipare al conflitto ». Intanto le truppe russe massacrano migliaia e migliaia di ucraini innocenti. È indubbio che ancora una volta i cristiani si ammazzano in Europa, ma la responsabilità è tutta di Putin.

233 sacerdoti ortodossi russi schierati per la pace

«Piangiamo il calvario a cui nostri fratelli e sorelle in Ucraina sono stati immeritatamente sottoposti». I ministri della Chiesa ortodossa russa lanciano un forte appello a coloro dai quali dipende la fine della guerra «fratricida»; chiedono la riconciliazione e un immediato cessate-il fuoco. «Preoccupati per la salvezza di ogni persona che si considera un figlio della Chiesa ortodossa russa, non vogliamo che arrivi al giudizio divino portando un pesante fardello». Pensano ai soldati che combattono questa guerra e augurano a tutti, «russi e ucraini di tornare illesi alle loro case e famiglie».

Esprimono la ferma convinzione che il popolo ucraino debba essere artefice delle proprie scelte in modo libero «non sotto il mirino delle mitragliatrici».

Pier Giuseppe Accornero – LaVoceeilTempo -13 marzo 2022