Grazie alla corrispondenza di Alessandro e alle foto di Silvana, possiamo accompagnare con il nostro pensiero il pellegrinaggio della nostra Comunità in Terra Santa.

1° giorno Lunedì 2 gennaio

“Impossibile, questa è la terra dell’impossibile.
Impossibile che due popoli non riescano a convivere pacificamente condividendo il loro destino.
Impossibile che 5000 anni di storia siano passati tutti di qui lasciando testimonianze indelebili ( visitata Tel Beer Sheva prima città di Abramo nella terra promessa)


Impossibile che un ridicolo ruscello in pieno deserto riesca a scavare un canyon profondo 400 metri ( visitato il canyon di En Avdat)


Impossibile che per trasportare spezie e incenso al Mediterraneo le carovane percorressero 3000 chilometri dalle terre della regina di Saba fin qui ( visti i resti della città carovaniera di Avdat)


Impossibile che Dio si sia fatto uomo qui a Betlemme per separare la storia in due.
Tutto Impossibile ma tutto vero in questa terra incredibile.

2° giorno Martedì 3 gennaio

Oggi è il giorno dei colori.
Non sono i colori a noi noti e cari: il giallo Torino , il rosso di Bologna, i marmi splendenti di Roma.
Qui sono colori che ci colgono di sorpresa, ci scuotono, ci turbano.
Sono il giallo zafferano, il rosso sangue , il blu cobalto delle vetrate di Chagall nella sinagoga dell’ospedale Hadassah.


Immerse in questo mare di cromatismi violenti si celano le misteriose simbologie della religione ebraica, così vicina a noi ma anche così remota.
Come un figlio che non capisce i discorsi del vecchio padre.
La seconda ondata di colori sono più semplici e cupi: il bianco sporco e il nero di vecchie fotografie e filmati di 80 anni fa.
Siamo al museo della Shoah e le tinte della tragedia hanno solo due tonalità.


È una storia che crediamo di conoscere ma che non finisce mai di farci inorridire.
Sei milioni di morti passati per il camino come nella canzone di Guccini.
E la morte arrivava violenta, in gruppo, dentro una camera a gas dopo mesi di fame, freddo, terrore e separazione dai propri cari.
“Non dimenticate” ci ha scritto Primo Levi prima di morire.
Non dimentichiamo, ma ripetiamo le stesse crudeltà che oggi si chiamano Bosnia, Ruanda e fosse comuni in Ucraina.
Quando la belva umana cesserà di essere tale?
La terza varietà di colori è molto antica, corrosi dal tempo e la vediamo nella Basilica della Natività.


Mosaici oro antico, candelabri d’argento opaco, e il calcare fumoso della grotta.
La grotta del Natale è ancora più modesta di quanto la nostra fantasia dell’infanzia ci facesse credere.
Noi avevamo in mente i sontuosi presepi napoletani, ma la realtà è uno speco molto più simile ai sassi di Matera.
È il Dio nascosto che ha voluto prendere le sembianze di un povero bambino.
Era nascosto 2000 anni fa a Betlemme, era nascosto ad Auschwitz, ma la nostra certezza è che comunque ci è sempre vicino.

3° giorno Mercoledì 4 gennaio

Il giorno della spiritualità

Lasciata Betlemme, si ritorna a Gerusalemme.
Traffico lento e caotico e dopo oltre un’ora di viaggio arriviamo al Monte degli ulivi, concreta testimonianza del nostro percorso di fede.


I testi sacri e la tradizione collocano su questa collina molti episodi chiave della vita di Cristo.
La chiesa del Pater noster sorta dove Gesù insegnò la preghiera delle sette richieste al Padre, con la curiosa ma bellissima idea di riprodurne il testo in più di cento lingue diverse, testimoniando l’universalità della preghiera.


La chiesa del pianto del Cristo per Gerusalemme condannata alla distruzione per la sua durezza di cuore.
La chiesa del Getsemani al centro dell’orto degli ulivi con la roccia dell’agonia che rende il Cristo così vicino a noi nella repulsione per il dolore e per la morte , ma che trova nell’abbandono completo alla volontà del Padre l’unica consolazione.
La grotta del tradimento dove la tradizione colloca il più grave peccato commesso da un umano: il tradimento del suo Creatore ( vedi canto XXIV dell’Inferno).


Al profondo pathos che il luogo evoca, si aggiunge la struggente visione dei due cimiteri, quello ebraico e quello islamico contrapposti e divisi dalla valle della Geenna tristemente famosa nelle pagine del Vangelo e che circondano su due lati il Monte degli Ulivi.


Nel pomeriggio salita a Gerusalemme centro, per percorrere con la preziosa guida di Lorenzo nostro accompagnatore, la via crucis.
La via dolorosa si sviluppa lungo il souk arabo pieno di merci, colori e profumi, sino a raggiungere il Golgota dove avvenivano le crocefissioni.
Ora il luogo non è più riconoscibile come collina, essendo completamente edificato con chiese di secoli differenti.


La chiesa del Santo Sepolcro è ovviamente la meta più affollata perché lì si sono compiuti i due fatti fondamentali della fede cristiana: la morte di Gesù come estremo sacrificio per redimere l’umanità e la risurrezione come certezza che la tomba non è il nostro destino. Ho visto molti occhi lucidi tra i presenti anche del nostro gruppo.


Concludo qui, non volendo banalizzare il profondo del sentimento religioso che è in ognuno di noi, anche nei non credenti.

4° giorno Giovedì 5 gennaio
La grande enciclopedia delle religioni
Sembra incredibile che in alcuni posti del mondo si concentrino molte situazioni storiche o eventi grandiosi in uno spazio relativamente ristretto.
Generalmente però dove si concentrano queste fondamentali realizzazioni umane c’è grande ricchezza o grande forza politica o militare. Pensiamo alla Silicon Valley in California, a città simbolo come Parigi, Roma e Londra.


Qui a Gerusalemme no.
Qui sulla fede in un solo Dio come denominatore comune, in un piccolo popolo, che non era esaltante per forza o ricchezza, si sono concentrate tre religioni, almeno 20 Chiese differenti e infinite filosofie e interpretazioni teologiche talora contrastanti.
Oggi sotto la guida di Lorenzo e di Don Beppe siamo andati alla scoperta di questo universo.
Non basterebbe un anno o addirittura una vita per affrontare queste tematiche. Figuriamoci in poche ore, ma cerchiamo comunque di dare un senso compiuto alla giornata.
La spianata delle moschee terzo luogo sacro dell’islam dopo La Mecca e Medina è la prima visita del mattino.


Dimentichiamo il valore materiale della cupola d’oro e comprendiamo che cosa voglia dire costruire due moschee nel cuore della città e sulla sua piazza simbolo.
Vuol dire cercare di affermare la superiorità dell’islam su ebraismo e cristianesimo. Non per nulla tutte le più recenti guerre tra palestinesi ed ebrei sono scoppiate dalla profanazione o dalla difesa di questa spianata.
Ma non appena si scendono tre rampe di scale si arriva nel cuore dell’ebraismo : il muro occidentale del tempio, erroneamente da noi in Italia chiamato muro del pianto.


E qui si rileva una situazione strana: ogni religione ha bisogno di simboli grandiosi per affermare la sua forza. Pensiamo a San Pietro con la sua cupola, il suo colonnato.
Pensiamo all’acropoli ad Atene: la religione non esiste più ma restano i grandi segni della sua magnificenza.
Ripensiamo alla spianata delle moschee appena vista, o anche la cattedrale di St Paul a Londra grandiosa pur per i sobri protestanti.


Per gli ebrei no, per gli ebrei è tutto estremamente semplice.
Un muro di blocchi calcarei di 80 metri di lunghezza recuperato completamente solo negli ultimi 50 anni è il simbolo di tutto: della religione, dell’unità di un popolo, dell’intera nazione.
Un rituale antico, rigidamente vietato alle donne, pur in una nazione modernissima che ebbe una donna primo ministro 40 anni prima dell’Italia è la massima espressione religiosa.
Inoltre mentre in tutti i luoghi sacri il silenzio è la qualità richiesta, al muro occidentale no.
Insieme alla preghiera silenziosa di fronte al muro e ritmata dai movimenti del corpo del credente, il luogo è centro di incontro dove si parla, si applaude , si festeggia.
La quotidianità trasferita nel luogo più sacro dell’ebraismo.
Nel pomeriggio rivolgiamo la nostra attenzione ai cristiani.


Tratto rapidamente delle antichissime chiese di ortodossi, armeni, copti, piene di splendidi arredi e di riti affascinanti e coinvolgenti
Sorvolo sui protestanti che non hanno lasciato grandi tracce del loro cammino di fede in Gerusalemme
Anche noi cattolici siamo contraddittori.
Non parlo del Santo Sepolcro del quale abbiamo raccontato ieri e che non è solo per i cattolici, ma oggi vediamo la stanza del Cenacolo.


Ingannati dalla rappresentazione che ne ha fatto Leonardo a Milano ti attenderesti un edificio di grande rilevanza architettonica.
Invece i successivi rifacimenti causati da eventi storici ci hanno consegnato una stanza medioevale, quindi non originale, senza segni del sacro, in cui le persone si affollano talora in gruppi rumorosi e molto indifferenti al contesto.
Eppure….
Eppure forse questo è il luogo simbolo per noi cristiani, soprattutto per noi cattolici.
Qui si riuniscono Gesù e gli apostoli per l’ultima cena.
Qui avviene la lavanda dei piedi, in parte dimenticata ma in questi anni rinnovata nel suo significato dagli ultimi Pontefici.
Qui viene istituito il Sacerdozio, l’Eucarestia.
Qui incomincia la terribile agonia di Cristo.
Qui riappare Cristo risorto per ben due volte; qui vivono la Madonna e gli Apostoli in comunità.
Qui infine inizia il tempo dello Spirito con la Pentecoste.
È stupefacente come un luogo così pieno di spiritualità e dei dogmi fondanti il nostro credo passi quasi inosservato non dico ad ebrei e musulmani, ma purtroppo anche a noi .


Va interpretato come l’ennesima prova che il Dio nascosto ci propone per mettere alla prova la nostra fede.
Giunge infine la sera con le sue ombre scure di queste latitudini e le luci artificiali che la ravvivano.
Contemporaneamente si accendono le luci della cupola dorata della Moschea, del Muro occidentale e della chiesa del Santo Sepolcro.
Nella città bloccata dal traffico lento del fine lavoro, i tre monumenti simbolo sembrano richiamarci ad un solo patrimonio spirituale.


Ma forse è solo una mia speranza.

5° giorno 6 gennaio Epifania

“Viaggio a ritroso nella predicazione di Gesù “
Infatti partiamo da Gerusalemme in Giudea e a fine giornata arriviamo in Galilea. La prima tappa è sul fiume Giordano lento e limaccioso per le recenti piogge. Il fiume corre tra una fitta vegetazione di sponda. Tutto intorno è l’arido deserto di Giuda.
A non più di 10 metri c’è la sponda giordana.
Tutto meno bello del limpido e geometrico quadro di Piero della Francesca che ritrae l’evento agli Uffizi.


Ciononostante il luogo ha un suo fascino, sia per la splendida pagina del vangelo di Matteo sul battesimo di Gesù , sia nel constatare come l’acqua, pur fangosa, possa dare vita ad un’area desertica.
Il Giordano scorre verso sud e sfocia nel Mar Morto ormai ridotto a tre specchi d’acqua separati da cordoni di terra nera a causa dell’evaporazione sempre più marcata.


Da sempre considerato dai geografi un mare fossile, ora si sta avvicinando all’estinzione anche a causa delle sempre più rare precipitazioni in quest’area della Terra.
Le sponde sembrano orlate da ricami ghiacciati.
Si tratta invece di sale cristallizzato del mare più salino al mondo, posto a 360 metri sotto il livello degli altri mari.


Dal mar Morto saliamo velocemente in funivia sull’acrocoro di Masada.
È un paesaggio dolomitico non immerso però in verdi prati ma in un arido deserto colore ocra.
Da quando 40 anni fa venne pubblicato il feuilleton di Magness, film e documentari hanno reso popolare l’estremo sacrificio di massa degli ebrei che cercarono di resistere ai romani.


È una pagina di eroismo e di sangue che costella la storia di questi luoghi.
Da Masada a Qumran altro luogo leggendario dopo il ritrovamento nel 1947 dei famosi rotoli biblici del I secolo dopo Cristo.
Da Qumran con un viaggio nella notte arriviamo a Nazareth dove Gesù visse nell’anonimato per circa 30 anni.
Concludiamo la giornata con una toccante messa serale dell’Epifania nel convento dei francescani.


6° giorno – 7 gennaio

Venti chilometri per cambiare la spiritualità e la morale dell’essere umano.
Infatti gran parte della predicazione di Gesù avvenne tra Magdala e Betsaiba ( vedi cartina) su un breve arco della sponda nord del lago di Tiberiade.


Innanzitutto una nota geografica. L’arida Giudea dove i terreni agricoli si strappano al deserto roccioso e la fertile Galilea sembrano essere due continenti diversi.
La Galilea relativamente ricca d’acqua, ricorda molto il nostro Abruzzo con i aperti, strisce di terreno che attraversano orizzontalmente una pianura da una pendice montuosa ad un’altra per dare a tutti i contadini le stesse opportunità di avere terreni fertili al centro valle e più aridi o rocciosi ai lati ( ricordate l parabola del seminatore?).
Altra rarità geografica è il lago di Tiberiade detto anche mare di Galilea.


Un lago profondo e grande quanto il lago Trasimeno, alimentato sempre dal piccolo fiume Giordano e da altri ruscelli che si mantiene ancora trofico e ricco d ‘acqua dolce, a differenza del non lontano mar Morto.
In questo ambiente fertile prese corpo la prima parte della predicazione di Gesù.


Cana, Monte delle beatitudini, moltiplicazione dei pani e dei pesci, Cafarnao, la spiaggia del Primato di Pietro ( Pietro mi ami?)si trovano tutti in questi 20 chilometri di strada lungo il lago di Tiberiade.


La pesca miracolosa e la tempesta sedata invece hanno avuto come scena non le sponde ma lo stesso lago.
Man mano che visitiamo queste tappe fondamentali della nostra fede situati inoltre in paesaggi incantevoli, le nostre menti si aprono ad una migliore comprensione del Vangelo e i nostri cuori divengono meno duri.
Silenziosamente molti occhi si riempiono di lacrime.
Stessa commozione nella tappa finale del nostro pellegrinaggio: Nazareth che ricorda il si di Maria che ha dato una nuova prospettiva alla storia del Mondo.


Finisce il viaggio dove è iniziata la chiamata alla redenzione, con il Dio nascosto che si è fatto carne.
Sta al nostro cuore accettare o respingere la salvezza che ci viene offerta.

P.S.

Voglio ringraziare tutti coloro che hanno contribuito all’ottima riuscita del pellegrinaggio.
Don Beppe discreta ma forte presenza come guida spirituale.
Lorenzo Ceribelli grande dotto che nasconde quanto sa, ed è tanto, sotto un mucchio di simpatia.
I compagni di viaggio per la affabilità, la discrezione e la puntualità che hanno dimostrato facilitando certamente la buona riuscita del viaggio.
Rinaldo che da vecchio giornalista pre web impaginava il diario quotidiano nella notte, visto che gli inviavo il pezzo dopo le 23.
Mia moglie che ho scoperto ottima fotografa.
Chissà in un futuro che non troviamo una nuova occupazione come coppia di reporter….
(Sandro C.)

Dalla Redazione di www.parrocchiapianezza.it un sentito grazie a Sandro e Silvana, per averci fatto vivere, sia pure da lontano, emozioni e sentimenti.